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Un 25 aprile particolare

di Maria Grazia Sestero


A 78 anni dalla Liberazione dobbiamo fare i conti con esponenti delle Istituzioni elettive che mentono su una strage come quella delle Fosse Ardeatine o rispolverano lugubri slogan come “sostituzione etnica”, che ci fanno piombare in un passato criminale e ci collocano tra i peggiori razzisti del nostro tempo.

Questo sforzo di cambiare la storia, di oscurare il fatto che quelle stesse istituzioni a cui è affidata la sovranità popolare, sono state conquistate dalla Resistenza, dall’antifascismo, dai partigiani che hanno posto fine alla dittatura fascista, alla violenza praticata ed esaltata da quei “regimi fascisti che consegnarono i propri cittadini ai carnefici nazisti”, come pochi giorni fa ha detto il Presidente Sergio Mattarella

Fascismo e antifascismo non sono sepolti nella storia. L’antifascismo nutre la nostra Costituzione, è la forma della nostra democrazia, quella democrazia forgiata, nel rifiuto della violenza e dell’oppressione antipopolare, da una classe politica nuova cresciuta nell’opposizione al fascismo. Sono donne e uomini della lotta partigiana a comporre l’Assemblea costituente, a rappresentare la volontà di un popolo che ha riscattato dalla vergogna il suo Paese; a rappresentarlo quel popolo per tutti è Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea, lo stesso Terracini che il fascismo aveva condannato a 22 anni di carcere per le sue idee.

Noi siamo tutti figli di quella Italia che si è rivoltata contro il fascismo, nuova e diversa anche da quella classe dirigente dell’inizio del secolo che non ha voluto o saputo opporsi alle squadracce di Mussolini e alle violenze delle camicie nere, consegnando l’Italia alla catastrofe più disumana della storia contemporanea.

La Resistenza ha dato vita ad un Paese basato sulle libertà, messo in condizione di farle crescere e anche di difendersi dalle aggressioni, spesso criminali, di chi alle libertà ha attentato. Per questo il 25 aprile è festa nazionale, non di una parte della popolazione, non di un solo pensiero.

Se da un po’ di tempo succede che chi è al governo non si sente di festeggiarla, in verità nelle città e nei paesi della nostra penisola, a ricordare con cerimonie la liberazione dal fascismo, i Comuni e le autorità civili e militari portano le loro insegne, assieme alla popolazione, perché non si dimentichi dove per noi sono nati diritti e libertà, cioè la storia di cui dobbiamo essere orgogliosi. E’ una storia che dobbiamo continuare a difendere, per difendere tutti noi da avventure autoritarie.


* Immagine originale Grafica Parentesi Grafica

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